Sarà presentato venerdì 13 dicembre alle 18 il libro “Arte e materia” di Franco Battiloro nell’auditorium di Palazzo Vallelonga a Torre del Greco.

Interverranno, oltre al presidente della Banca di Credito Popolare, Mauro Ascione, anche il giornalista Giuseppe Sbarra, l’architetto Giorgio Castiello, la storica dell’arte Caterina Ascione e il direttore del Museo di S. Gennaro e del Museo Filangieri, Paolo Jorio.

Modera Paolo Mainiero, giornalista de “Il Mattino”, e Luigia Sorrentino intervisterà l’autore. L’archeologia Grazia D’Alessandro accompagnerà gli interventi dei presenti alla scoperta dello spirito che anima le tre opere in esposizione.

 

Sinossi del libro

Raccontare l’itinerario umano e professionale con una pubblicazione monografica richiede un approfondimento attento e articolato del vissuto di un artista. Una narrazione che si esalta, in special modo, se arricchita da una molteplicità di contributi, diversi per angolo di osservazione e profilo culturale degli autori.

Un parterre vario, in cui il rapporto amicale è ininfluente nella stesura critica dei testi, che indaga a tutto campo sulle esperienze, le intuizioni, il bagaglio dei saperi, i segreti della materia, l’innata genialità che fanno di Franco Battiloro un artista a tutto tondo, fuori dagli schemi tradizionali. Una pubblicazione di 320 pagine e 200 immagini che, inevitabilmente, apre, anche se in modo indiretto, ad attente riflessioni anche sulla storia dell’affascinante mondo del corallo, sulla sua evoluzione e le sue incertezze.

Eccezionale appare la proposta iconografica curata da Emilio Pinto che sostanzia con l’eloquenza delle immagini il genio creativo di Franco Battiloro.

Biografia di Franco Battiloro

Undicesimo di dodici figli, Franco Battiloro, nato a Torre del Greco il 3 marzo 1949, è certamente un figlio d’arte. Don Mimì, suo padre, era un raffinato incisore formatosi alla scuola napoletana. Franco, a soli sette anni, sollecitato da un innato spirito creativo, si inventò un suo personale cenacolo, ritagliandosi un angolo sotto il grande tavolo da pranzo: il chiostro dei suoi pensieri che si trasformavano in creazioni.

Iniziò modellando la mollica di pane per poi impegnarsi con argilla e altri materiali. La conoscenza dei materiali lo affascinava, sollecitandone costantemente l’approfondimento e la sperimentazione e, questa pratica, lo accompagnò anche negli studi. Infatti, quando seguì il fratello Ettore, che fu la prima sua guida artistica e umana, ad Avigliano, alla fine del terzo anno di medie, realizzò per la scuola un bassorilievo in cemento bianco. Intanto, aveva frequentato, nel corso dell’anno, anche una bottega artigiana per l’intaglio e la scultura del legno.

Ritornato a Torre si iscriveva all’Istituito d’Arte e apriva il suo primo studio, facendo tesoro degli insegnamenti dei Maestri Antonio Bresciani e Renato Barisani, di cui diventava il più stretto collaboratore per la creazione di gioielli. Dopo l’Istituto, si iscriveva all’Accademia di Belle Arti di Napoli e, tra i docenti, aveva la fortuna di incontrare il Maestro Augusto Perez, uno dei grandi della scultura italiana di cui divenne allievo prediletto, venendo coinvolto, sin dal primo approccio, nelle tecniche di modellazione e di fusioni. Contemporaneamente frequentava un corso di incisione e litografia ad Urbino. Si recava, quindi, a Idar-Oberstein, in Germania, per apprendere la lavorazione delle pietre dure. Le sue partecipazioni a collettive e personali in varie parti d’Italia si facevano sempre più frequenti. Mentre prestava servizio militare a Falconara Marittima incontrava a Pesaro Arnoldo Pomodoro, con il quale instaurava un franco rapporto. Realizzava per la Scuola Comando di Falconara Marittima il monumento ai caduti. Agli inizi degli anni 70, a Milano, si aggiudicava il primo premio del concorso dedicato ai giovani scultori italiani.

Negli anni successivi realizzerà la scultura che domina il grande atrio del liceo De Bottis di Torre del Greco e il monumento alla memoria della medaglia d’oro Dante Iovino nel comando di compagnia dei Carabinieri di Torre del Greco. Esperienze, queste, che hanno indubbiamente arricchito il suo patrimonio artistico.

Al termine degli anni settanta l’incontro con Basilio Liverino, con cui instaura un rapporto non occasionale.

Una felice confluenza umana, professionale ed artistica che apre un pagina di storia nella secolare vicenda dell’oro rosso di Torre del Greco. Una osmosi di idee e di intenti che hanno trovato, tra l’altro, plastica evidenza nelle opere più significative che si ammirano nel museo Liverino, una delle più rare collezioni private al mondo, interamente dedicata al corallo. Agli inizi degli anni 90 nasce la scuola artigiana del corallo e affini “Emiddio Mele” su suo progetto e la fondazione Mele, che negli anni precedenti aveva premiato Franco Battiloro quale migliore artista del corallo, gliene affida, insieme a Basilio Liverino, la direzione e la guida.

Le sue opere, che spaziano dal sacro al profano, sono autentici messaggi sublimali che aprono alla riflessione, suscitano emozioni e pensieri su temi etici, storici, religiosi, rappresentati in forme ed espressioni ben lontane dai luoghi comuni.