Nella mattinata odierna, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, il tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata, la squadra mobile della questura di Napoli e il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Torre del Greco hanno proceduto all’arresto e alla sottoposizione alla custodia cautelare in carcere di:
Di Giulio Gaetano, Di Giulio Alberto, Scognamiglio Salvatore, Palomba Clorinda; Nonchè alla sottoposizione alla misura cautelare degli arresti domiciliari di:
Cascone Colomba, Raiola Virginia, Zorino Luisa, Candurro Maria Grazia, Di Giulio Luigia, Pinto Valentina, Stampalia Antonio, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione.
Una dodicesima persona, anch’essa destinataria della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, è attivamente ricercata.
Le indagini, coordinate da questa Procura della Repubblica ed espletate dalla SquadraInvestigativa del Commissariato di PS di Torre del Greco, hanno tratto origine dalla denuncia della vittima, C.B., titolare di una storica panetteria del centro cittadino.
Le indagini, a seguito dell’acquisizione della notitia criminis, hanno consentito di circostanziare e documentare numerose condotte estorsive e di usura ai danni della vittima, perduranti da circa 2 anni, ad opera di diverse famiglie di Torre del Greco.
Le risultanze investigative, corroborate anche da intercettazioni telefoniche e da riscontri oggettivi acquisiti con mirati appostamenti effettuati presso la panetteria della persona offesa, hanno consentito di accertare come quest’ultima, in un momento di difficoltà economica, avesse trovato l’apparente disponibilità di taluni clienti della panetteria da lei gestita, i quali in un primo momento si erano offerti di prestarle del denaro senza pretendere alcun interesse per poi successivamente richiederle mensilmente la restituzione di somme di denaro spropositate rispetto al debito iniziale, applicando un tasso di interesse pari anche al 67%.
La vittima non è riuscita così a ripianare i debiti e si è vista costretta a chiedere ulteriori prestiti ad altri usurai di Torre del Greco (anche imparentati tra loro), trovandosi così soggiogata contemporaneamente da una pluralità di usurai, i quali, a fronte dei ritardi della donna nei pagamenti, hanno posto in essere nei suoi confronti reiterate condotte intimidatorie e di violenza fisica, costringendola, per circa un mese, ad abbandonare il panificio di famiglia e la propria abitazione e a nascondersi in un noto hotel della zona.
Emblematico sul punto l’episodio, riscontrato dagli inquirenti, di fine dicembre 2020 allorché la vittima, nel medesimo giorno, era stata costretta a consegnare somme di denaro, di importo variabile dai 100 ai 200 euro, ad almeno tre diversi usurai.
L’attività investigativa ha consentito, inoltre, di appurare come la persona offesa avesse contratto debiti usurari non con singoli soggetti, ma con interi nuclei familiari che ponevano in essere tali condotte delittuose anche nei confronti di altri cittadini del circondario.
In particolare, gli accertamenti compiuti hanno permesso di far emergere come interi nuclei familiari svolgessero attività di usura in maniera coordinata, con una precisa divisione di ruoli e di compiti, facendo intervenire i membri della famiglia con maggiore capacità intimidatoria nei momenti in cui la persona offesa non faceva fronte ai pagamenti settimanali o perché in difficoltà economica o perché trovava il coraggio di reagire e di rifiutarsi di pagare.
Le condotte di violenza verbale e fisica poste in essere dai predetti soggetti sostanzialmente avevano l’effetto di piegare totalmente la volontà della vittima, la quale, per timore che gli indagati potessero fare del male a lei e ad i suoi familiari, ha continuato a versare somme considerevoli di denaro anche a fronte di richieste che non trovavano fondamento alcuno, nemmeno considerando il tasso di interesse applicato dagli usurai.
La donna, infatti, ha riferito agli inquirenti come alcuni usurai pretendessero una somma aggiuntiva di denaro, di importo pari a 100 euro per ogni giorno di ritardo nei pagamenti, e come altri invece alzassero il tasso di interesse a loro piacimento ogni volta che si rendevano conto che la persona offesa era in procinto di ripianare integralmente il debito e quindi di chiudere ogni rapporto con gli stessi.
Rapporto che era particolarmente proficuo per gli indagati e per i loro familiari, posto che costoro ricevevano una vera e propria rendita settimanale dalla persona offesa oltre alla possibilità di potere prelevare quotidianamente i prodotti del panificio senza pagarli.
Dalle indagini è emersa la consapevolezza reciproca, da parte dei diversi usurai, delle condotte delittuose dagli stessi poste in essere ai danni della vittima.
La circostanza che già nel 2011 la persona offesa aveva trovato il coraggio di denunciare numerosi usurai senza che però la conseguente indagine avesse sortito effetti, aveva posto la donna in uno stato di rassegnazione, sì da indurla, almeno in un primo momento, a non denunciare l’accaduto né alle Forze dell’Ordine né all’Autorità Giudiziaria.