L’associazione “La paranza delle idee” di Torre Annunziata ha inviato una lettera al primo cittadino Vincenzo Ascione, che riportiamo di seguito, per chiedere il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre.
“Egregio sig. sindaco, caro Vincenzo,
ti scriviamo, come anticipato dal nostro presidente con un post su Facebook, per esortarti a sottoporre al Consiglio comunale la proposta di insignire la senatrice a vita Liliana Segre della cittadinanza onoraria del nostro Comune.
Siamo stati ispirati dal fatto che altri Comuni abbiano già adottato tale provvedimento e, soprattutto, dalle parole proferite da questa sopravvissuta all’Olocausto nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda poco tempo fa. Al conduttore che, a proposito del numero 75190 tatuatole sul braccio sinistro nel campo di concentramento di Auschwitz, le chiedeva se avesse mai pensato di toglierselo o di coprirlo, questa straordinaria donna, con enorme dignità, rispondeva: «Assolutamente no. Quel numero lo porto con grande onore perché è la vergogna di chi lo ha fatto». È stato, crediamo per molti, un momento particolarmente toccante.
Il pensiero si è irrobustito, poi, dinanzi alle recenti notizie che testimoniano come l’odio, il razzismo, l’intolleranza, la violenza, la stupidità trovino sfogo in Italia, spesso incontrando anche una certa tendenza al giustificazionismo e alla minimizzazione, ancora oggi, a più di ottant’anni di distanza da quel 5 settembre 1938, quando, cioè, con l’introduzione delle leggi razziali fu scritta la pagina più vergognosa della storia del Paese. Succede durante una partita di calcio di Serie A così come su un campetto di periferia mentre giocano bambini di appena dieci anni; succede coi travestimenti di dubbio gusto a un noto festival del fumetto così come con le ritorsioni nei confronti di una libreria diventata presidio di cultura e legalità all’interno di un quartiere difficile. È successo anche oggi, col raid vandalico al Giardino dei Giusti, inaugurato proprio dalla senatrice Segre soltanto un mese fa. E dire che in questo scenario c’è chi, incapace di distinguere ciò che ha segnato la storia d’Italia e stilando assurde graduatorie tra crimini, rifiuta a un ragazzo il contributo economico per un viaggio educativo nel più famigerato lager nazista!
Confessiamo di aver avuto un ripensamento dopo aver appreso del prossimo conferimento della cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani. Non che l’iniziativa assunta non sia meritevole, anzi, ma, con la sua continua riproposizione, abbiamo avvertito il pericolo di una banalizzazione dell’alto riconoscimento.
Tanto più se a ciò si aggiunge la considerazione sulla contraddizione che vive la nostra Città, che, da un lato, onora giornalisti assassinati dalla camorra, magistrati, Arma dei Carabinieri e suoi alti ufficiali e, dall’altro lato, sembra manifestare rassegnazione e assuefazione anche dinanzi a episodi di assoluta gravità, come il ritrovamento di una bomba che avrebbe potuto causare una strage o come, tanto per restare in tema, «quella frase odiosa che puzza di minaccia» proferita addirittura da un membro del clero all’indirizzo del quotidiano Metropolis dopo le polemiche sulle soste durante la processione dell’ultimo 22 ottobre, così come riferito dal direttore del giornale.
Poi, però, leggendo la notizia dell’assegnazione della scorta a questa tenace testimone dello sterminio degli ebrei, ci siamo convinti della necessità di dare un segnale ai portatori di odio e a quella politica incapace di trovare, su temi così delicati, un terreno d’incontro, da tenere al riparo dalla spasmodica ricerca del consenso.
La prima scorta di Liliana Segre dovremmo essere noi. Noi cittadini italiani rispettosi dei principi costituzionali. Sì, perché schierarsi dalla sua parte altro non significa che schierarsi a difesa di quella Carta scritta con il sangue dei partigiani e con il sacrificio del popolo e nella quale si ritrova l’Italia liberata, repubblicana, antifascista. Ciascuno è chiamato a fare la propria parte e sarebbe bello che un gesto provenisse da un’intera Comunità.
La nostra Città ha tanti difetti e tanti problemi, certo. Può, però, orgogliosamente dichiararsi estranea a vistosi fenomeni di razzismo, di discriminazione, d’intolleranza e, anzi, si è ritrovata, talvolta, a esserne vittima: «Como non è Torre Annunziata!» tuonò un noto giornalista lombardo. D’altra parte, la nostra Santa Protettrice è una Vergine dalla pelle scura venuta da terre lontane.
La nostra proposta ha già raccolto significative adesioni, manifestateci ora da singoli cittadini ora da rappresentati di Associazioni. Certi che anche tu ne saprai apprezzare lo spirito che ne è alla base, nel salutarti ti rinnoviamo l’esortazione a farti, in quanto primo cittadino, interprete di un’azione che non dovrebbe avere alcun colore politico, giacché condiviso dovrebbe essere lo sgomento provato nel veder messa sotto protezione un’anziana signora che non ha mai fatto del male a nessuno e che, anzi, il male l’ha subito, oltretutto in maniera estremamente crudele e per la sola colpa, poiché qualcuno ha ritenuto dovesse considerarsi tale, di essere ebrea.
Abbiamo il dovere di reagire, non deluderci.
Con deferenza”.