Guardando alla genesi dell’ultimo figlio di Krypton, oltre la sua appariscente estetica emergono contenuti e dottrine che non sembrano affatto appartenere ai canoni ordinari di un fumetto e che trascendono integralmente l’ortodossia di quella teofania abramitica di cui gli stessi autori, figli di immigrati ebrei, sono osservanti.
Per il celebre linguista e biblista Mauro Biglino, Superman incarnava molto più di un golem americano, in quanto già nel suo nome natale, Kal-El, vi era un esplicito riferimento agli Elohim, entità “aliene” dotate di una biologia e di una tecnologia superiori e in quanto tali assolutizzate nelle Sacre Scritture, e di cui, l’uomo d’acciaio, sembra costituirne una rappresentazione moderna.
Se per un istante dessimo reale credito alle cronache di Superman facendo finta che gli autori – Jerry Siegel e Joe Shuster – ci avessero voluto raccontare in forma favolistica ciò che apertamente non poteva essere detto in quanto eretico, si scorgerà qualcosa che non pare assomigliare affatto ad una mera fantasia narrativa e che potrebbe forse fare luce sul vero volto del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e sulla sotto-trama della più grande tragedia della Storia dell’Uomo, che dal Novecento, ancora una volta sembra tornata a bussare alle nostre porte.