Napoli

Serie A, Juventus – Napoli non si gioca: è scontro totale.

Doveva essere il big match della terza giornata della Serie A, è diventato il casus belli del calcio sul fronte covid. Juve-Napoli non si gioca: la squadra di Gattuso ha dato seguito allo stop imposto dalla Asl partenopea dopo i due positivi (Zielinski ed Elmas), niente trasferta a Torino quindi, aprendo però un fronte di battaglia con la Lega calcio e uno scontro più ampio che adesso mette in campo tutti gli attori. Governo compreso. E il punto sulla querelle relativa alle competenze – chi deve decidere cosa – lo ha messo dopo l’ennesima giornata convulsa il Comitato tecnico scientifico: “Il Cts richiama gli obblighi di legge sanciti per il contenimento del contagio dal virus e ribadisce la responsabilità dell’Asl competente e, per quanto di competenza, del medico sociale per i calciatori e del medico competente per gli altri lavoratori”.

Dunque le autorità sanitarie di Napoli, alla luce del boom di contagi in Regione, hanno fatto il loro dovere. Del resto anche il ministro della Salute Roberto Speranza era stato chiaro: “E’ già deciso che non si gioca, ma parliamo troppo di calcio: pensiamo di più alla scuola. La priorità è la salute” dice, sottolineando che in questo momento di nuovo critico guardando ai numeri della pandemia “se dobbiamo rischiare facciamolo per gli studenti, non per gli stadi”. Messaggio chiaro. Ma per il calcio le regole già varate con l’ok del Cts non sono derogabili: con due positivi nel gruppo squadra e resto dei tamponi ok a 48 ore dal match si deve giocare. E infatti da via Rosellini, nonostante il Napoli abbia ricevuto una nuova lettera della Asl che confermava il divieto alla trasferta a Torino per arginare il pericolo di un eventuale focolaio (come successo al Genoa), non è arrivata la sperata apertura. Anzi: nessun rinvio, la partita si può e si deve giocare come da calendario. “Il protocollo prevede regole certe e non derogabili, che consentono la disputa delle partite di campionato pur in caso di positività” ha infatti ribadito la Lega.

Un precedente che adesso però rischia di mettere tutti contro tutti: autorità sanitarie che devono contenere i contagi e quindi applicare le restrizioni locali e nazionali già previste, e il calcio che pensava di avere il suo regolamento da osservare e ora si trova a fare i conti con un ostacolo imprevisto. “Bisogna fare prevalere l’interesse superiore della salute su qualsiasi altra logica o interesse di parte” l’intervento del ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che domani aveva già previsto di incontrare Figc e Lega, occasione per provare a rimettere un po’ d’ordine “e per ribadire l’impegno del Governo a tutela del mondo dello sport, ma senza fingere di non vedere che siamo ancora in una situazione che non ci consente deroghe e sottovalutazioni. Spetta ora agli organismi sportivi decidere sugli aspetti specifici del campionato, anche su eventuali ricorsi futuri” ha sottolineato Spadafora. Ma il Cts ha già detto che la Asl è competente.

Il braccio di ferro però si potrà riproporre se altre squadre si dovessero trovare nella situazione del Napoli, che non presentandosi allo stadio (va incontro alla sconfitta a tavolino (a meno che il giudice sportivo non decida diversamente). Ma apre la strada ai ricorsi, già di fatto annunciati, che dalle sedi sportive potrebbero approdare nei tribunali ordinari. E un effetto domino che rischia di travolgere il campionato di calcio: le autorità sanitarie regionali fanno prevalere la ragione della salute pubblica e il Cts ha detto che è giusto cosi, il calcio pensava di avere un protocollo da seguire. Ma c’era da mettere in conto la variabile contagi, che prevale sul resto. E così a Torino va in scena la gara non gara (“Il Napoli voleva il rinvio, ma la Juve si attiene ai regolamenti” punge il presidente bianconero Andrea Agneli): Juve e arbitri allo Stadium, Napoli assente. 45′ di vuoto per dichiarare non giocata la partita. Il caso fa già storia.

(fonte: ANSA)

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