Sanità, soltanto il 10% delle visite in regime pubblico
“Siamo davanti a cifre che fanno rabbrividire. In 4 grandi aziende ospedaliere della Campania, su 2584 prestazioni sanitarie erogate solo 210 sono in regime pubblico, tutte le altre in intramoenia. In pratica meno del 10% di quelle complessive. Una follia, che questa regione, oberata fino al collo da liste d’attesa lunghissime, non si può più permettere.”
Lorenzo Medici, leader della Cisl Funzione Pubblica, commenta così i dati dell’ultima ricerca effettuata da Cittadinanza Attiva, riferiti in particolare alla situazione determinatasi nel 2022 in 4 nosocomi tra i più importanti sul territorio, il Cardarelli dove sono state somministrate rispettivamente 1255 visite ortopediche in intramoenia e 112 nel pubblico; l’ospedale dei Colli, con 111 eco addome con la prima modalità e nessuno con la seconda; il Moscati di Avellino, con rispettivamente 979 e 7 visite cardiologiche; il San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno, con 329 e 91 ecografie ostetriche.
“E’ chiaro ed evidente – sottolinea il segretario generale della Funzione Pubblica – che il sistema è imploso, al punto che l’intramoenia è diventata ormai, come il pronto soccorso, la possibilità di entrare negli ospedali per poter usufruire del servizio sanitario, l’accesso al quale nella nostra regione è sempre più un miraggio che un diritto, visti i tempi lunghissimi delle liste di attesa e la conseguente fuga altrove dei pazienti, con ulteriori costi per la comunità locale. L’intramoenia – ricorda Medici – venne statuita per offrire al cittadino l’opzione della scelta del medico, non come necessità per ottenere rapidamente la prestazione”.
Che fare per eliminare queste storture, che hanno ricadute drammatiche a tutti i livelli? Medici non ha dubbi. “Bisogna – dice – potenziare il personale con un piano straordinario di assunzioni, adeguare ai bisogni reali le infrastrutture tecniche necessarie per le visite ed ampliare l’orario di apertura al pubblico degli ambulatori. Ma farlo subito, perché oggi si viola continuamente la norma del Piano Nazionale di Governo delle liste di attesa, ed al tempo stesso il principio costituzionale del diritto per ognuno di noi alla salute pubblica. Il fatto che siamo gli ultimi in Italia nel settore non ci può condannare ad esserlo per sempre. La Giunta regionale e il presidente De Luca battano un colpo una volta tanto, non continuino solo a fare chiacchiere e propaganda, puntualmente smentita dalle indagini degli autorevoli enti di ricerca esistenti nel nostro Paese