È stato pubblicato oggi sull’E-Journal degli Scavi di Pompei un nuovo articolo, il 17° del 2024, che fa il punto sul cantiere di Civita Giuliana, nell’area di una Villa Suburbana, già parzialmente indagata agli inizi del ‘900 e oggi oggetto di una campagna di scavo e di un’operazione congiunta e con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, dal 2017 e poi con un protocollo d’intesa siglato nel 2019, finalizzata ad arrestare il saccheggio del patrimonio archeologico che per anni aveva interessato la villa.
L’articolo pubblicato oggi prende in considerazione attualità e prospettive dello scavo della Villa, con contributi del Procuratore della Repubblica – Procura di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso, del Direttore Gabriel Zuchtriegel, dei funzionari del Parco Raffaele Martinelli, Anna Onesti, Antonino Russo, Paola Sabbatucci, Arianna Spinosa e dell’archeologo Federico Giletti.
Nell’articolo si analizza il percorso delle indagini in questi anni, con il Procuratore Fragliasso che spiega le priorità dell’azione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata su un territorio caratterizzato da un immenso patrimonio culturale, storico, artistico e archeologico, ovvero il contrasto alle attività di scavo clandestino e di impossessamento illecito dei reperti archeologici.
Inoltre, vengono ripercorsi lo scavo sotto la strada e i nuovi calchi, con la grande sfida tecnica e conservativa che questi ultimi hanno rappresentato fino alle prospettive future di questo scavo.
“È stato un segnale di grande importanza la visita del Ministro Sangiuliano in cantiere, il 10 giugno, che ha voluto rendersi conto personalmente delle potenzialità di questo sito, scendendo i sei metri dal livello stradale fino al piano antico del 79 d.C. su scale e impalcature.
Lo ringrazio inoltre per aver assicurato un finanziamento per proseguire gli scavi a Civita Giuliana.
Vedo un grande futuro per gli scavi nel territorio intorno a Pompei, perché lì c’è ancora tanto da recuperare, da studiare e da valorizzare, mentre all’interno della città antica, di cui circa due terzi sono stati portati alla luce dal 1748, un approccio responsabile ci induce a limitare le attività di scavo negli strati vulcanici del 79 d.C. a settori dove ciò si rende necessario per motivi di conservazione e tutela.
La priorità qui è il monitoraggio dei circa 13mila ambienti già scavati, la loro manutenzione e la documentazione, la cura e lo studio del patrimonio immenso, anche con nuovi metodi scientifici come le analisi DNA.” È quanto ha dichiarato il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.