Prima la paura, poi la rabbia e l’orgoglio patriottico: così sono mutate le emozioni durante la pandemia di Covid-19. A scoprirlo è uno studio realizzato dalla Nanyang Technological University di Singapore grazie a un’analisi di oltre 20 milioni di tweet relativi al coronavirus.
All’inizio è stata la paura e la rabbia a farla da padrone. Tra i tweet uno dei temi più comuni è stato quello della xenofobia che ha raggiunto il suo picco il 12 marzo, il giorno dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente la pandemia di Covid-19.
La rabbia ha poi lasciato spazio ai temi dell’isolamento e dalle misure di distanziamento sociale. Ad accompagnare questo passaggio successivo è l’emergere di tweet che mostrano gioia, che secondo i ricercatori hanno suggerito un senso di orgoglio, gratitudine, speranza e felicità. In questa fase è stato notato un raddoppio dei tweet che esprimevano tristezza, anche se sono stati proporzionalmente minori rispetto alle altre emozioni. Il team ha poi scoperto che parole come “primo caso” e “focolaio” erano tra quelle più utilizzate nei tweet di fine gennaio. Con l’escalation della pandemia, invece, sono emersi timori per la carenza di test diagnostici e di forniture mediche, come suggerito da tweet dove si parlava di “carenza di test”.
La rabbia si è poi evoluta nella fatica dell’isolamento, indicato da parole come “rimanere a casa” e diverse parolacce. In una fase successiva è stato notato un aumento della tristezza per la perdita di amici e familiari. Queste emozioni negative, però, sono state accompagnate da quelle positive, principalmente legate alla gioia legata all’orgoglio nazionale, alla gratitudine e allo spirito di comunità, legato a parole come “grazie”, “buona notizia” e “sentirsi bene”. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Jmir Public Health & Surveillance.
(Fonte ANSA)