Nel corso della notte, in Acerra, Caivano, Napoli, San Gimignano, Benevento, Cosenza e Siracusa, i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti, complessivamente, di 26 indagati gravemente indiziati, a vario titolo, di “associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, alle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, nonché alla commissione di reati in materia di armi, contro il patrimonio e la persona”. Le indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna e coordinate dalla DDA partenopea, hanno posto sotto la lente gli assetti della criminalità organizzata attivi nel territorio del comune di Acerra e gli interessi dagli stessi nutriti nel settore legato alla commercializzazione di sostanze stupefacenti di vario tipo, ovvero in quello dei reati contro il patrimonio. Due le formazioni criminali emerse nel corso delle indagini: il gruppo criminale “Di Buono” (i “Marcianisielli”) ed il gruppo avverso dei “Lombardi”, entrambi – come anticipato – operanti nel grande centro campano. Il provvedimento cautelare eseguito dagli uomini dell’Arma giunge all’esito di un’articolata attività d’indagine che, nel mettere in evidenza l’operatività criminale dei gruppi “Di Buono” e “Lombardi”, ha permesso anche di monitorare le dinamiche organizzative di tre distinte “piazze di spaccio”, attivate nel comune di Acerra nei quartieri popolari “Ice Snei”, “Parco dei Napoletani” e “Piazzale dei Martiri”. Le indagini hanno consentito anche di ricostruire l’omicidio (avvenuto in Acerra il 19 set. 2015) di un pregiudicato del luogo (all’epoca dei fatti 57enne) riconducibile al gruppo criminale “Lombardi”, ad opera di due soggetti affiliati al gruppo avverso dei “Di Buono” dietro la regia, quale mandante, del vertice del clan “di Buono”. Cruente le modalità di esecuzione: i due autori materiali, avvicinatisi alla vittima in sella ad uno scooter, esplodevano all’indirizzo della vittima un colpo alla nuca, approfittando del fatto che la stessa si fosse in quel momento seduta su di una panchina nel pieno centro cittadino. L’episodio consentiva di registrare per la prima volta una “frizione” trai due gruppi criminali, inizialmente stretti da vincoli di collaborazione.