Le grandi piramidi di Giza non sono collegate solo alla Cintura di Orione, assieme alla Sfinge indicano una stella ben precisa, ma invisibile a occhio nudo.
Questa stella, a pochi anni luce di distanza dalla Terra, è forse la “Casa degli dèi”, adorati dagli antichi egizi? Le avanzate conoscenze astronomiche, di cui abbiamo una sorprendente testimonianza nel soffitto della tomba dell’architetto Senenmut, provenivano da una civiltà aliena? Perché, negli anni Settanta, venne progettata una missione interstellare che aveva come obiettivo proprio la stella indicata dalle piramidi? Vi sono tracce di una ingegnerizzazione aliena del nostro DNA? Cosa hanno in comune una debole stella rossa, un architetto vissuto nell’antico Egitto e il progetto di un’astronave interstellare? Apparentemente nulla.
Eppure, un sottile filo rosso che attraversa i millenni e gli abissi cosmici potrebbe collegarli. Un filo rosso che ci porta nel passato, alle radici della civiltà egizia e dei suoi culti, che ci proietta nel futuro dei viaggi spaziali fino ad attraversare le distanze che ci separano dalle stelle.
Un filo rosso che, se confermato, metterebbe in crisi quanto l’archeologia ci ha raccontato sinora sull’antico Egitto e ci costringerebbe a ripensare la storia dell’intera umanità.
Un filo rosso che, ripescando nel passato antiche conoscenze, ci prospetta un futuro nuovo e sconvolgente. Un filo che ci indica la strada verso la Stella degli dèi.