Nel Vesuviano prestiti usurai a imprenditori in crisi per il Covid
Le loro attività erano state gravemente danneggiate dalle conseguenze economiche derivanti dall’emergenza epidemiologica. Per questo avevano chiesto prestiti che andavano da un minimo di 1.000 fino ad un massimo di 20.000 euro, soldi sui quali erano stati applicati tassi del 10% mensile. Uno scenario di usura e vessazione che ha trovato fine oggi, quando i carabinieri della compagnia di Sorrento hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della procura oplontina.
Sei le persone coinvolte, delle quali non sono state fornite le generalità: cinque residenti a Vico Equense e una a Castellammare di Stabia. Per cinque di loro sono scattati gli arresti, quattro in carcere e uno ai domiciliari per una donna incinta; per un sesto indagato invece l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse sono di usura in concorso tra loro. Dieci finora gli episodi accertati, ai danni di sei imprenditori della penisola sorrentina, nel corso delle indagini condotte dalla sezione operativa del Norm dei carabinieri di Sorrento.
Indagini, avvalorate da prove testimoniali e intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno avuto una svolta grazie anche ”all’atteggiamento collaborativo di alcune vittime – sottolinea in una nota il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – che ha consentito agli inquirenti di ricostruire i meccanismi dei prestiti usurari”. Gli inquirenti, inoltre, hanno anche rinvenuto veri e propri ”libri mastri” nei quali erano riportati gli importanti dei prestiti e i nomi delle vittime.
”Dalle indagini – prosegue Fragliasso – è emersa la situazione di grave difficoltà economica in cui versavano le vittime, le cui attività commerciali erano state duramente colpite dagli effetti causati dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, che le hanno indotte a rivolgersi agli attuali indagati per ottenere prestiti a tassi usurari”. I carabinieri contestualmente hanno anche eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili riconducibili al alcuni degli indagati. Sono finiti sotto chiave un appartamento, un garage, un’automobile, due motocicli, tre conti bancari, cinque libretti di risparmio bancari, quattro depositi di risparmio postali, due fondi banco-posta, quattro carte di credito prepagate per un valore complessivo vicino ai 450.000 euro.