Si presenta in anteprima mondiale all’Institut français Napoli in via Francesco Crispi il film «Maradona, uno scugnizzo di Napoli» di Mohamed Kenawi (nella foto) prodotto da Al Jazeera e Domino Film, un documentario sull’esperienza del fotoreporter Sergio Siano che dagli anni ’80, ad appena 16 anni, con la sua macchina fotografica ha iniziato a raccontare le imprese di Diego seguendolo a bordo campo e in giro per la città, sempre rifuggendo le immagini folkloristiche e scontate del campione.
Tale docu – film sarà visto da una platea di oltre 900 milioni di persone.
Distribuito in tutto il mondo in lingua madre Italiana con sottotitoli.
Le sue fotografie, da sempre, sono già una narrazione cinematografica del “Dios Umano”.
«Erano i primi anni in cui imbracciavo la macchina fotografica, erano gli anni dell’omicidio di Giancarlo Siani – dice il fotoreporter – e come tanti giovanissimi rischiavo una forte depressione. Se ho creduto alla bellezza della mia città, che continuo a raccontare con i miei scatti, lo devo all’incontro sul campo da gioco con Diego Armando Maradona». ll “Pibe de Oro”, simbolo di riscatto dei napoletani, portò la squadra in alto accompagnando la città verso una rinascita, sia pure tra i chiaroscuri di cronaca e le rovinose cadute private del campione, sempre perdonate dai partenopei, fedeli nell’affetto allo “scugnizzo” dal piede d’oro, il film racconta le tracce indelebili di questa interminabile storia d’amore.
Diego Maradona è un’icona mondiale e ora sono gli arabi a celebrarlo con un docu-film che sarà trasmesso in serie sui canali arabi ed europei di Al Jazeera a fine ottobre, alla vigilia dei Mondiali in Qatar. Per realizzare il docu-film su Maradona sono stati necessari due mesi di riprese a Napoli.
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Sinossi
Il Maradona scugnizzo, vestito di stracci, palleggia con un’arancia sul presepe dei fratelli Scuotto; la pizza dedicatagli da Maria Cacialli nel ristorante dove tutto ha il sapore del Napoli e del suo capitano; la poesia di un poeta palestinese, letta dal ristoratore artista Omar Suleiman, che così vedeva il numero 10: “Faccia d’angelo, cuore di leone e gambe di gazzella”. Il capello del Diez, raccolto da Bruno Alcidi sul poggiatesta di un aereo ed esposto nel bar di piazzetta Nilo; i ricordi di Fabio Zizolfi, ragazzo dei Quartieri Spagnoli che ha i brividi raccontando quelle domeniche; la mostra che Yvonne De Rosa, direttrice dei Magazzini Fotografici, propose a Sergio, poi realizzata nel centro commerciale Jambo-1 di Trentola Ducenta (Caserta) confiscato alla camorra. Sabir, l’album di Ernesto Petringa, è la colonna sonora del viaggio malinconico, in cui si passa dalle urla del San Paolo all’inizio di questa storia, “la”, storia, ai silenzi del 25 novembre 2020, quando Napoli apprese della morte del dio del calcio.