“Ho cercato casa, ma sono un’infermiera e nessuno vuole affittare casa a un’infermiera. Scappano”. A raccontarlo alla Dire è un’infermiera che lavora nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola in provincia di Napoli. Dopo aver assistito un paziente che era stato intubato, e successivamente risultato positivo al tampone per il nuovo coronavirus e trasferito nel centro Covid di Boscotrecase, ha deciso di lasciare la casa dove vive con i suoi genitori. “Sono anziani e con problemi oncologici, insomma sono persone a rischio. Ero molto preoccupata”, spiega la donna, che preferisce restare anonima. “Cercare casa è stata un’odissea – dice -. Mi chiedevano che lavoro facessi. Io sono un’infermiera, pensano che sia infetta. Sono riuscita a trovare sistemazione da poco in un residence a San Vitaliano. Spendo 500 euro per un mese, esclusi i consumi. Visto il mio stipendio sto lavorando per pagarmi un posto in cui stare e poco più…”.

L’infermiera si dice “spaventata. Ci chiamano eroi, oggi, ma non lo siamo. Sono stata messa lì in rianimazione all’improvviso, non c’è formazione. Nel nostro pronto soccorso transitano pazienti e solo dopo si scopre che sono positivi. Nessun posto è sicuro nè ci sono i dispositivi adatti”. Neanche in rianimazione “ci sono le mascherine ffp2 o ffp3 – racconta – io ho a disposizione una mascherina chirurgica. Una al giorno. Qualcuno si procura da solo le mascherine. Abbiamo problemi anche con i camici. Aspetto che mi venga eseguito un test, vorrei incontrare i miei genitori. Quando hanno bisogno di qualcosa lo lascio fuori la porta di casa”.

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