maria muscara

“È indispensabile, in questo momento, la presenza dello Stato, la presenza del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, affinché emergano con chiarezza le criticità di un territorio in cui una giornalista, che da anni denuncia con nomi e cognomi le dinamiche criminali, è costretta a rinunciare al proprio lavoro perché non si sente più sicura.

Un fatto gravissimo, che dimostra come il pericolo non venga solo dalla malavita del territorio, ma da un sistema corrotto che si è insinuato nelle istituzioni e negli apparati che dovrebbero invece garantire sicurezza e legalità”.

A dichiararlo è la Consigliera indipendente Regionale della Campania, Marì Muscarà, che interviene anche su sollecitazione di Pietro Funaro, Segretario cittadino di Sud Protagonista.

Ho espresso personalmente la mia solidarietà a Luciana – continua Muscarà – ma la vicinanza morale non basta.

È necessario che le istituzioni si assumano la responsabilità di proteggere chi denuncia, di assicurare che in Campania nessuno debba mai scegliere tra la propria vita e la libertà di informazione.

Il Ministro Piantedosi deve essere presente, così come è accaduto in altri territori critici, perché l’amministrazione locale si dimostra indifferente e abituata a voltarsi dall’altra parte”.

La consigliera sottolinea il degrado del quartiere di Ponticelli come sintomo di una crisi che riguarda tutta la città: “Napoli sta soffocando sotto il peso dell’abbandono e della mancanza di controllo.

Ponticelli è una periferia dimenticata, soffocata da un’indifferenza che diventa complicità. Da napoletana che vive nel centro della città, vedo ogni giorno il divario tra quartieri che lottano e istituzioni che ignorano.

Non possiamo permettere che l’inerzia delle amministrazioni condanni intere aree al degrado e all’insicurezza.

La battaglia di Luciana non può essere lasciata sola. Chiedo che il Ministero intervenga immediatamente per garantire la sicurezza della giornalista e ristabilire la legalità a Ponticelli, come già fatto in altre realtà critiche.

È una questione di giustizia, di libertà e di rispetto per chi, come Luciana, sceglie il coraggio al silenzio”.

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