Tanto il carbon fossile quanto lo zolfo, pur essendo perfettamente noti in epoca romana, vi conobbero marginali utilizzi, per lo più localizzati nelle zone limitrofe in cui erano prelevati da affioramenti superficiali.
Solo in seguito l’estrazione si avvalse di scavi sotterranei, che presto acquisirono le terribili connotazioni del più micidiale ambiente di lavoro, al punto che forse non fu un caso che quando si volle connotare il principe dell’Inferno lo si descrisse nero come il carbone emanante un tanfo di zolfo! La produzione massiccia di cannoni in ferro colato in altiforni alimentati con carbon fossile, fatti sparare con polvere pirica a base di carbone e zolfo, ne incrementò la domanda che toccò il suo apice con la Rivoluzione Industriale e l’esordio della macchina a vapore.
E mentre le condizioni di vita così innescate offrivano benessere e svaghi, non a caso ricordati come la belle epoque, centinaia di miglia di disgraziati abbrutiti dall’indigenza assoluta furono condannati a vite rischiosissime e miserabili, senza alcuna speranza di miglioramento esistenziale.
Per numerose generazioni le zolfare e le miniere di carbone con turni massacranti eccedenti le dodici ore al giorno, senza alcun riguardo all’impiego di donne e bambini, spesso di appena 3 o 4 anni, divennero perciò la dannazione in vita, quando non pure la via più diretta per lasciarla nel buio delle gallerie! Inferno in vita –
Dentro la storia format di Tvcity con l’ingegnere Flavio Russo Storico Militare a cura di Ciro Gaglione e condotta da Salvatore Perillo.
Info e segnalazioni storia@tvcity.it
