Un contributo del 17 percento al fatturato turistico della Sardegna con 1,1 miliardi di spesa complessiva sull’Isola.
Ma ancora di più un contributo del 3,2% al PIL sardo e 567 lavoratori sardi occupati stabilmente.
Sono questi dati la migliore sintesi della presenza e del ruolo che il Gruppo Onorato, con la sua flotta e i suoi servizi, svolge in Sardegna.
Dati emersi dallo studio redatto dalla The European House-Ambrosetti, illustrato da Emiliano Briante, e alla base dell’intervento che l’amministratore delegato del Gruppo, Achille Onorato, ha svolto questa mattina a Cagliari.
Nel rimarcare come da cinque generazioni il Gruppo sia presente sull’Isola e come la terra di Sardegna sia considerata la propria “casa” dalla famiglia Onorato, l’amministratore delegato del Gruppo, nel confermare che le due navi in costruzione in Cina (le più grandi al mondo per questa tipologia di traghetti passeggeri) saranno operative proprio sulle rotte sarde, ha affrontato anche il tema della Convenzione per la continuità territoriale marittima, in scadenza nel mese di luglio dell’anno prossimo.
Nell’offrire la piena disponibilità del Gruppo a mettere a disposizione della collettività e delle istituzioni competenti dati e conoscenze acquisiti in questi anni di attività da operatori del servizio, e non risparmiando critiche rispetto a semplificazioni mediatiche in voga su questo tema, Achille Onorato ha auspicato che la Sardegna contribuisca attivamente alla definizione del nuovo quadro di regole.
Messaggio, questo, affermato anche dal Presidente della Regione, Christian Solinas, che ha rivendicato alla Sardegna il diritto di svolgere un ruolo preminente nella definizione delle scelte e ha sottolineato i rischi in atto, inclusa la possibile cancellazione di linee e la brusca riduzione di servizi su altre tratte di collegamento fra la Sardegna e il continente dopo il 21 luglio del 2020, data di scadenza della Convenzione.
Il presidente Solinas ha fatto anche cenno alla necessità di intervenire, con decisioni in tempi brevi, relativamente al porto canale di Cagliari, oggi esposto al rischio chiusura, cogliendo l’opportunità offerta dalla crescita costante delle attività logistiche in Italia e nel mondo. Tema questo sviscerato anche da Paolo Truzzu, sindaco del capoluogo sardo, la cui amministrazione era rappresentata anche dall’assessore Alessandro Sorgia, che ha aperto i lavori.
Sono stati quindi illustrati i dati principali emersi dallo studio svolto da The European House-Ambrosetti, in particolare per quanto attiene le ricadute socio-economiche dirette e indirette derivanti dall’attività del Gruppo Onorato sull’Isola.
Gruppo che acquista in Sardegna beni e servizi per 31,1 milioni di euro, occupa 567 addetti, paga in Sardegna 17 milioni di euro di stipendi, creando valore indotto per 27,6 milioni di euro e per un totale di 958 occupati.
Le navi del Gruppo trasportano da e per la Sardegna 1,13 milioni di passeggeri, con una spesa turistica generata che supera 1,1 miliardi, la creazione di un valore di 422,2 milioni e 3261 addetti. Movimentano inoltre 4 milioni di metri lineari di carico, per un controvalore economico di merci prodotte in Sardegna pari a 2,1 miliardi di euro.
Nel corso della mattinata si è svolta anche una tavola rotonda sulle prospettive economiche dell’isola, a cui hanno partecipato Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna; Dario Scaffardi, amministratore delegato di Saras; Maurizio de Pascale, presidente di Confindustria Sardegna; Alberto Scanu, amministratore delegato Sogaer; Francesco Casula, direttore generale Arborea; Fausto Mura di Confcommercio e Massimo Mura, amministratore delegato di Tirrenia.
Un dibattito dal quale è emersa forte la volontà e la consapevolezza di fare sistema nell’Isola.
A chiudere i lavori è stato il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna, Massimo Deiana, che ha espresso timore per alcune proposte di nuovi modelli di continuità territoriale legati ai contributi dei passeggeri, anzichè alle Compagnie, modello che comporta il rischio di un’esplosione dei costi a carico della comunità non quantificabile e, conseguentemente, può mettere a rischio il sistema stesso della continuità territoriale.