Covid, Governo pensa a un nuovo lockdown totale. Il Coronavirus continua a diffondere paura sulla penisola italiana. La terza ondata sembra ormai essere alle porte. Una fase questa che sta mettendo, di nuovo, in ginocchio il sistema sanitario italiano, causa anche un ingente numero di contagi con varianti come quella inglese, più aggressive e che destano preoccupazione. Il numero di asintomatici sta lentamente cedendo il posto alle persone sintomatiche andando così a gravare sulle sale intensive che tornano ad essere al collasso. Un’Italia chiamata ad un nuovo sforzo, una nuova battaglia. Il nuovo governo Draghi ha proprio nella scorsa settimana proceduto ad una nuova rimodulazione in fasce con misure maggiormente restrittive e dove si è vista per la prima volta una zona bianca, per ora solo in Sardegna, che getta una parvenza di normalità in vista del futuro. Ma ad oggi, il Comitato Tecnico Scientifico non è soddisfatto delle misure prese e soprattutto delle modalità con cui le fasce e annesse misure restrittive vengono attuate. Controlli che rasentano lo zero, popolazione che trasgredisce le norme e i contagi che ogni giorno continuano a porre numeri sempre più alti alle Asl territoriali. Spunta quindi l’ipotesi di una nuova stretta per le regioni italiane. Le proposte vedono una zona rossa maggiormente ferrea in stile Codogno. Chiusure nei fine settimana non solo in zona rossa, divieti di spostamenti intercomunali e misure rigide anche nelle fasce di basso rischio come gialla e bianca. Opinioni contrastanti, però, vedono coinvolti i governatori delle regioni, tra chi trova inutile ulteriori norme restrittive in territori a basso o zero rischio. Come quanto dichiara il governatore della Liguria Giovanni Toti che afferma: “Credo che fare misure uguali per tutto il Paese non sia la scelta giusta. Che senso ha bloccare i fine settimana in Sardegna in una Regione bianca? Servono misure mirate laddove c’è necessità, non ovunque” Pensiero contrastante invece con quello del sindaco di Bari nonché presidente dell’ANCI, Antonio Decaro che teme una terza ondata e chiede misure restrittive per evitare di entrare in un nuovo vortice di contagi che potrebbe mettere in ginocchio, stavolta in modo serio, il sistema sanitario ormai giunto al suo punto di rottura, soprattutto nel sud Italia. Il popolo italiano è quindi chiamato ad un ulteriore sforzo, una sfida che coinvolge i cittadini a porsi nuove e continue restrizioni ma anche le istituzioni che nel mentre dovrebbero incrementare notevolmente i numeri della campagna vaccinale. Intanto, i numeri dello ultime 24 ore hanno visto il più alto tasso di terapie intensive dallo scorso 3 dicembre, 278 i ricoverati. Ristabilire il contact-tracking ovvero lo storico delle persone con cui i contagiati sono entrati in contatto, questo l’obiettivo. Sequenziare e seguire i contagi e i loro collegamenti così da poter leggere e identificare prontamente le nuove varianti. Un dato di certo importante per tenere traccia del virus ma anche il più improbabile da registrare in quanto un numero di 20.000 positivi in un giorno significherebbe per le Asl locali, contattare circa 60.000 persone, ipotesi alquanto difficile. Operazione che effettuava in modo automatico l’app Immuni, fortemente voluta dal governo che si è poi tramutata in un fallimento totale, con avvisi che arrivavano ai pochi utenti della piattaforma anche 20 giorni dopo essere entrati in contatto con un contagiato. Parola quindi alla cabina di regia che è chiamata ad una nuova è sempre più complessa decisione. Oltre al dramma sanitario, il governo è chiamato a vagliare quelle che sono le criticità connesse al sistema economico del paese con numerosi imprenditori e lavoratori sull’orlo della povertà. Una scelta non facile ma che si propone per essere l’ultimo sforzo nella guerra mondiale al Covid-19. Le restrizioni vanno di pari passo con la campagna vaccinale che ad oggi resta unica via di uscita al problema. Ma purtroppo, anche su quel fronte, l’Italia vaciilla. Vacchini che non arrivano, ritardi sulla somministrazione, problemi burocratici e logistici per la prenotazione degli anziani, stanno rendendo faticosa e radente l’impossibile questa campagna vaccinale che ad oggi resta l’unico modo per poter rialzare il capo ed ergerci a sprazzi incondizionati di normalità che però ad oggi sembrano essere più che lontani.