Un quadro in cui la regione Campania presenta numeri più allarmanti della media nazionale.
I dati di Resistimit
Uno dei principali lavori di SIMIT di questi mesi consiste nella piattaforma clinica Resistimit: da una parte vi è un registro dinamico nazionale finalizzato a creare un solido sistema di sorveglianza e condivisione di dati su trend epidemiologici, caratteristiche delle infezioni, mortalità associata all’infezione e altri parametri utili. Dall’altra, un software per la messa in rete di questi dati, che tramite intelligenza artificiale diventeranno utile strumento anche per definire futuri scenari.
“Ad oggi vi sono 45 centri operativi nella piattaforma Resistimit, mentre nel database sono analizzati 800 pazienti colpiti da infezione grave da batteri gram negativi – spiega il Prof. Marco Falcone, Consigliere SIMIT e responsabile progetto Resistimit – I dati sulla mortalità negli ospedali italiani stratificati per agente patogeno evidenziano una probabilità di morte a 30 giorni che può andare dal 10% dei batteri meno resistenti fino al 40%, in caso di microrganismi che sono diventati epidemiologicamente più rilevanti come Acinetobacter baumannii ed Enterobatteri resistenti ai carbapenemici.
Questo potrà costituire la base per ulteriori approfondimenti e per possibili politiche di prevenzione. Un primo risultato che possiamo segnalare è la necessaria presenza di un infettivologo in ogni ospedale per monitorare il problema”.
L’Italia si conferma primo Paese europeo per mortalità per AMR
In Italia, il fenomeno assume dimensioni particolarmente preoccupanti, con oltre 12mila decessi annui attribuibili a infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, posizionando il Paese al primo posto in Europa per mortalità correlata all’Antimicrobial Resistance (AMR), come da recentissimo dossier AIFA dedicato, basato sui dati più recenti dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Si stima che tra il 2022 e il 2023 in Italia circa 430mila persone abbiano contratto un’infezione ospedaliera, ovvero l’8,2% dei pazienti ricoverati contro una media europea del 6,5%, con un tasso di somministrazione di antibiotici pari al 44,7%, superiore alla media europea del 33,7%.
“Questo elevato consumo di antibiotici contribuisce significativamente all’aumento della resistenza antimicrobica – sottolinea il Prof. Ivan Gentile, consigliere SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi Federico II, Napoli – Tuttavia, si stima che le infezioni nosocomiali possano essere riducibili del 30% facendo più prevenzione negli ospedali e riducendo i consumi di antimicrobici.
In questo senso sono decisivi una formazione adeguata degli operatori sanitari e l’utilizzo di diagnostica rapida che consenta di discriminare tra infezioni batteriche e virali”.
Il XXIII Congresso SIMIT a Napoli
Il Comitato Organizzatore è composto dal Prof. Nicola Coppola, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università della Campania; Dott. Vincenzo Esposito, Direttore UOC Malattie Infettive e Medicina di Genere Ospedale Cotugno – AO dei Colli, Napoli; Prof. Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi Federico II, Napoli; Dott. Roberto Parrella, Presidente nazionale SIMIT e Direttore UOC Malattie Infettive ad indirizzo respiratorio AORN Ospedali dei Colli “Monaldi-Cotugno-CTO”, Napoli.
La situazione in Campania
La Campania presenta un quadro particolarmente complesso riguardo all’antimicrobico resistenza e alle infezioni correlate all’assistenza.
“Il Sistema Regionale di Sorveglianza dell’Antibiotico Resistenza (Si.Re.Ar.), attivo dal 2010, ha evidenziato percentuali di resistenza tra le più elevate in Italia – sottolinea il Dott. Alberto Enrico Maraolo, consigliere SIMIT e ricercatore di Malattie Infettive Università Federico II di Napoli – In particolare, si osserva una diffusione significativa di patogeni multi-resistenti, come Klebsiella pneumoniae e Acinetobacter baumannii resistenti alla classe di antibiotici dei carbapenemi, con prevalenza superiore rispetto alla media nazionale ed europea.