Dentro la Storia: Uno scorpione romano nel covo dell’ingegnere
Il notissimo X libro del De Architectura di Vitruvio, sebbene in alcuni passaggi risulti alquanto confuso, per essere stato in ogni epoca studiato e trascritto, ci è pervenuto praticamente intatto. Fortunata circostanza che ai fini della ricerca sulle artiglierie elastiche romane, costituisce una straordinaria opportunità. Disporre, infatti, di una meticolosa descrizione di quella armi, scritta per giunta da un ingegnere militare incaricato da Giulio Cesare di costruirle, ostenta tutti crismi della testimonianza diretta. Ragion per cui tali precisazioni non vanno in alcun modo né ignorate nè banalizzate ma soltanto esegeticamente interpretate, costituendo l’unica chiave disponibile per vagliare il primo dei quattro maggiori reperti, rinvenuto ad Ampurias agli inizi del ‘900, di gran lunga il più cospicuo frammento di uno scorpione di età repubblicana. Armi che pur denominate correttamente correttamene catapulte, furono presto ribattezzate dai legionari ‘scorpioni’ per le affinità formali e mortifere col velenoso artropode: due chele ai lati della testa ed un corpo sottile e allungato con il dardo mortifero posto all’estremità posteriore, capace di uccidere in assoluto silenzio. Basandoci sulle prescrizioni di Vitruvio, partendo dai suddetti resti si è potuto ricostruire in ogni dettaglio lo scorpione in esame. Dentro la storia Format di Tvcity con l’ingegnere Flavio Russo Storico Militare a cura di Ciro Gaglione e condotta da Salvatore Perillo. Info e segnalazioni storia@tvcity.it