“Il bando Impresa Sicura di Invitalia, rivolgendosi esclusivamente alle aziende che vogliono chiedere un rimborso per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale (Dpi) finalizzati al contenimento del Covid-19, è gravemente discriminatorio nei confronti delle categorie professionali. Qualcuno forse dimentica, infatti, che i liberi professionisti sono stati assimilati alle pmi e che, proprio come queste, possono accedere ai fondi strutturali europei 2014/2020”. Lo denuncia Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec)
“L’apertura dei fondi europei ai liberi professionisti, già affermata nel quadro delle politiche per la crescita della Commissione Europea, è stata introdotta esplicitamente nel nostro ordinamento dal comma 821 dell’art. 1 della Legge di Stabilità 2016 – evidenzia De Lise -. In quell’articolo, si legge che i Piani operativi Por e Pon del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014/2020, «si intendono estesi anche ai liberi professionisti, in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attività economica, a prescindere dalla forma giuridica rivestita».
Inoltre, rivolgere il bando alle sole imprese è anche in contrasto con il Bonus Sanificazione che invece è destinato a esercenti attività d’impresa, arte o professione, e prevede un credito d’imposta al 50 per cento per le spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro ma anche per l’acquisto dei Dpi necessari a fronteggiare la Fase 2”.
De Lise ricorda inoltre come anche l’Inail, che ha trasferito a Invitalia l’importo di 50 milioni di euro da erogare alle imprese per l’acquisto di Dpi, “ha creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di individuare soluzioni per la copertura assicurativa da estendere ad alcune categorie professionali”.