Dopo il caos per la mancata idoneità dello stadio Amerigo Liguri, casa della Turris, a disputare le partite di serie C, il presidente Antonio Colantonio e il sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, sono ancora alla ricerca di una struttura per disputare il prossimo campionato professionistico. Intanto in città i tifosi si fanno sentire:
“Siamo tifosi della Turris. Siamo cittadini di Torre del Greco, quarta città della Campania con i suoi 84mila abitanti. Abbiamo una storia paradossale da raccontare e non possiamo più tacerne i dettagli, restando in disparte a subire, perché questa storia ha i contorni e i contenuti di una mortificazione che va oltre il calcio.
Per la prima volta dopo 19 lunghi anni, sembrava che Torre del Greco potesse vivere finalmente una gioia dal sapore di riscatto sociale: la Turris, la nostra squadra, ha quest’anno ottenuto la promozione in serie C e parallelamente – pur tra difficoltà e spinosi passaggi amministrativi – il Comune ha avviato un’imponente opera di adeguamento dello stadio Liguori, fino a quel momento letteralmente abbandonato a se stesso.
Manto in sintetico, impianto di illuminazione con fari di ultima generazione, videosorveglianza, sediolini nuovi di zecca: il Comune di Torre del Greco ha investito quasi due milioni di euro per adeguare il vecchio impianto. La nuova palazzina spogliatoi è stata invece realizzata con fondi regionali stanziati per le Universiadi.
Arriviamo al nodo. La Lega Pro richiede tassativi requisiti infrastrutturali ai fini dell’iscrizione e la Turris li ha tutti meno che uno: il certificato Fifa Quality Pro relativo al manto in sintetico. Un certificato che viene prodotto dalla stessa ditta che ha installato il nuovo tappeto di gioco e rilasciato all’esito di un iter notoriamente lungo, rispetto a cui comunque il dirigente del Settore Lavori Pubblici del Comune di Torre del Greco – l’architetto Giuseppe D’Angelo – ha costantemente fornito ampie e rassicuranti garanzie.
Ed invece la procedura viene inoltrata solo a fine giugno. Evidentemente troppo tardi.
Il sogno assume i risvolti di un incubo: il certificato Fifa Quality Pro non sarà mai pronto per il 5 agosto, termine ultimo per perfezionare l’iscrizione in C. Sarà materialmente disponibile solo qualche giorno dopo. Lo stadio Liguori, che sarà dunque perfettamente agibile – nel rispetto dei criteri della Lega Pro – per il primo impegno ufficiale della prossima stagione, non dispone di un requisito essenziale per formalizzare l’iscrizione.
La Turris si attiva quindi per reperire una struttura da indicare in deroga ed è a questo che punto accade l’imponderabile: porte chiuse in faccia da mezza Italia. Rieti, Viterbo, Salerno, Pagani, Bisceglie, Castellammare, Benevento, Bari.
In città si consuma un dramma sportivo. Da tifosi vorremmo semplicemente chiedere perché. Perché, ad esempio, il presidente del Benevento Vigorito si è fermamente opposto ad una concessione – peraltro solo formale – dello stadio (gestito dal Comune e non dal club)? Perché il Comune di Salerno ha dapprima manifestato piena disponibilità e poi, al tavolo istituzionale, si è chiuso a riccio? Perché dopo aver ottenuto disponibilità e certificazioni dal comune di Monopoli, la Questura di Bari ha espresso parere negativo?
Siamo stati trattati letteralmente da appestati. Quale colpa paghiamo? Di quali dinamiche siamo vittime? Sappiamo bene che non possiamo accampare il diritto di ottenere la concessione di uno stadio in deroga e che in un mondo ideale ogni città dovrebbe disporre di adeguate strutture proprie, perfettamente efficienti e a norma. Ma il dialogo istituzionale non serve proprio a mediare e risolvere? Evidentemente in questo dialogo noi non abbiamo i giusti interlocutori, dotati di peso e spessore necessari.
Il nostro dramma sportivo potrà alla fine anche consumarsi tra l’indifferenza di tanti e il compiacimento di qualcuno, ma da cittadini abbiamo il diritto e il dovere di denunciare la negligenza – se c’è stata – che rischia di vanificare un investimento pubblico che non ha precedenti nella nostra città. Mai erano stati spesi tanti soldi per lo stadio comunale ed ora un ritardo nell’avvio di una pratica (costata appena 10mila euro) rischia di vanificare tutto: se dovesse sfumare la C, quegli investimenti non avrebbero alcun senso, dal momento che le categorie dilettantistiche non impongono criteri strutturali tanto stringenti.
Il dirigente comunale ha sbagliato? Deve pagare, così come chi avrebbe dovuto vigilare sul suo operato. Perché noi denunceremo. Non ci fermeremo.
Da tifosi rischiamo di perdere il nostro patrimonio calcistico, ma da cittadini non subiremo passivamente dinamiche distorte e gestioni discutibili. Denunceremo e pretenderemo giustizia.”