Tornano a salire i numeri della pandemia di Covid-19 in Italia e 4 Regioni temono di tornare in zona gialla: sono Sicilia, Campania, Marche e Abruzzo. La variante Delta prosegue infatti la sua corsa e adesso alcune Regioni si affidano al dibattito sulla possibile revisione dei parametri che stabiliscono i profili di rischio e l’assegnazione delle zone: il timore è il ritorno alla zona gialla in piena estate. Le ipotesi vanno dalla soglia minima di tamponi da effettuare ogni 100mila abitanti – che alcuni esperti vorrebbero aumentare – al maggiore peso del cosiddetto Rt ospedaliero – vale a dire il tasso occupazione dei posti letto – rispetto a quello sull’incidenza. Tra le questioni poste, infatti, c’è quella di rendere più determinante, nell’ambito del monitoraggio settimanale, la valutazione dei rischi sulla pressione ospedaliera rispetto all’incidenza dei contagi, proprio in vista dell’alleggerimento delle strutture sanitarie dovute al calo dei casi gravi con l’avanzare delle vaccinazioni. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiarisce comunque che una risalita dei contagi era prevista ed è in corso, ma con numeri più bassi del passato. Tuttavia non esclude, se necessario, il ritorno delle mascherine all’aperto. “Come abbiamo sempre fatto ci affideremo alla nostra squadra di tecnici che continueranno a fare questo lavoro di verifica, vediamo passo dopo passo come le cose vanno avanti”, spiega Speranza, sottolineando ancora che “la vera arma per chiudere questa stagione è la campagna di vaccinazione, su cui bisogna insistere”. Invece il sottosegretario Pierpaolo Sileri non vede il rischio di una revisione dei parametri, dato che “l’attuale sistema ci ha permesso di arrivare alla riaperture in sicurezza”. Tra le questioni da approfondire c’è anche quella – più volte invocata proprio di fronte all’avanzare delle mutazioni – dello screening: non tutte le Regioni li eseguono in maniera efficace, in particolare alcune del Sud – come Calabria e Sicilia – sarebbero indietro sul numero di test da effettuare ogni giorno. A lanciare l’allarme sulla necessità dei test è anche il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova. Andrea Crisanti, secondo il quale “la variante Delta, purtroppo, è a un passo dal diventare resistente ai vaccini e quindi meno si trasmette e meglio è. Per questo, penso che bisognerebbe combinare la campagna vaccinale, vaccinando più persone possibili, e allo stesso tempo rafforzare la nostra capacità di tracciamento, perché diminuire la trasmissione potenzia l’effetto dei vaccini”.