Campania resta gialla, ma continua il braccio di ferro tra Regione e Governo.
Da inizio settimana si discute sull’area di rischio in cui dovrebbe rientrare il nostro territorio. I dati più evidenti del contagio mostrano una situazione drammatica: contagi in continuo ed esponenziale aumento ed ospedali al collasso. Unisono è il grido di medici, infermieri, strutture sanitarie e volontari campani: “Non ce la facciamo più, chiudete tutto prima che sia troppo tardi”. A peggiorare la situazione, le diffuse trasgressioni alle norme, già blande. Le immagini di domenica del lungomare di Napoli, gremito di persone, sono state solo la vetrina più diffusa di tali comportamenti ed a nulla valgono le disposizioni dei pochi sindaci che cercano di limitare chiudendo poche aree cittadine.
Eppure, alla luce di tutto questo la Campania non è entrata in zona arancione o, come molti avevano annunciato, direttamente in zona rossa. Zona gialla, ma osservata speciale. Per decretarne le sorti, il ministero della salute aveva disposto un’ispezione sui dati della Regione. La preoccupazione era che i dati trasmessi dall’unità di crisi al Governo potessero essere in qualche modo alterati. Una sfiducia che ha fatto alterare il Presidente De Luca, che in più occasioni ha tuonato sui social affermando la trasparenza dei dati da lui trasmessi e rimarcando l’efficienza della sanità campana, che, a detta sua, ha ben diritto di restare in una fascia di criticità bassa. Di fatto, gli ispettori del ministero hanno controllato dati e strutture ospedaliere. Dopo tale indagine nulla è cambiato, la Campania si conferma gialla, ma le criticità restano. Per arginare l’emergenza sanitaria l’occhio del ciclone si sposta sui controlli del rispetto delle misure anti contagio, in molti casi carenti o addirittura assenti. Nuove restrizioni sarebbero vuote senza un sistema per farle rispettare.
Proprio ieri il Governatore De Luca ha inviato una lettera al prefetto di Napoli per sollecitarlo a predisporre un piano di controlli da estendere su tutta la provincia.
Sulla questione ospedali è lo stesso premier Conte a intervenire: “Siamo lo Stato – ha annunciato durante una riunione con i capi delegazione a Palazzo Chigi – se ci sono segnalazioni diffuse di criticità sulle strutture sanitarie della città di Napoli serve dare un segnale”. Non è chiaro, però, le modalità e la portata di questo segnale.
Lo stesso sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che, pur non avendo predisposto zone rosse nei punti critici come il Lungomare, ha annunciato ieri “misure clamorose” per contrastare l’emergenza sanitaria napoletana. Una delle prime potrebbe essere quella di impedire l’accesso alla città a tutti i non residenti.
La Campania resta instabile, una situazione non chiara per i cittadini confusi dall’evidente ondata della pandemia e da scelte poco chiare degli amministratori. Una paura costante che non viene confermata da decreti e ordinanze. Un braccio di ferro costante dove potrebbe sembrare che le scelte politiche vincano sempre sulle necessità sanitarie.