L’Amministrazione comunale di Torre del Greco, guidata dal sindaco Giovanni Palomba, ricorda le vittime della tragedia della motonave “Moby Prince”, a trent’anni da quell’orrenda notte del 10 Aprile del 1991.
Una delle pagine più tristi della storia della città e della Nazione che vide il sacrificio di sette torresi, arsi nell’incendio del traghetto entrato in collisione con la Petroliera “Agip Abruzzo” nella rada del Porto di Livorno, e costata la vita a centoquaranta persone tra equipaggio e passeggeri.
Così, a tre decenni da quel memorabile giorno, l’Amministrazione comunale ha inteso recuperarne la memoria storica collettiva, non solo con manifesti pubblici affissi sull’intero territorio comunale, ma anche attraverso un preciso “ordine del giorno” votato durante i lavori del consiglio comunale, celebratosi nella giornata di ieri.
Nello specifico, preso atto della recente decisione del Tribunale Civile di Firenze che – con sentenza iscritta al n.r.g. 15505/2019, emessa in data 02.11.2020 – di fatto, ha rigettato il ricorso presentato dai familiari delle vittime per le inadempienze legate sia al mancato controllo nel porto di Livorno, sia all’assenza di soccorsi a quanti presenti sul “Moby Prince”, i consiglieri comunali hanno sottoscritto, unitamente al sindaco, un documento con cui si impegnano il primo cittadino e la Giunta comunale, tra le altre cose, a “promuovere l’istituzione di una Commissione d’inchiesta Bicamerale per accertare definitivamente i fatti, la verità e le responsabilità sulla strage di quella notte, oltre che ad attivarsi nei confronti del Governo della Repubblica e del Parlamento italiano, al fine di favorire una riflessione sull’opportunità di non applicare la prescrizione per i reati gravi, adottando tutti gli atti normativi necessari.
“Torre del Greco non può e non vuole dimenticare – le parole del sindaco Palomba – il tributo umano pagato in quell’orribile giorno di trent’anni fa. Il ricordo di quell’avvenimento è perennemente vivo nel cuore della città. Ci attiveremo, per quanto in nostra facoltà, perché non si dimentichi il sacrificio di coloro che perirono, e, soprattutto perché non restino impunite le colpe di quanti ebbero responsabilità della vicenda”.